Senza timore di esagerare, quando si guarda The Fabelmans si può gridare al miracolo. Ad alta voce. Durante i titoli di coda. Perché è un film che riesce a parlare a tutti, ma proprio a tutti. È una coccola per i cinefili che non si spiega come faccia a coinvolgere così bene anche tutto il resto del pubblico. Riesce a farlo senza usare alcuna magia nera (altresì detta retorica) pur essendo un film (semi) autobiografico, e quindi per definizione ombelicale, autoriferito, un po’ da addetti ai lavori. The Fabelmans non è nulla di questo, è un genuino film di Spielberg che merita di essere nominato tra i suoi migliori, è una storia come non se ne raccontano più: facilissima da seguire, con un range di emozioni da cartone animato. Diverte da pazzi. Commuove ancora di più.

Quante possibilità ha The Fabelmans di vincere Oscar 2023? 

The Fabelmans ha un problema che chiunque vorrebbe avere: è un film perfetto che non inventa nulla di nuovo. Porta semmai al massimo tutto quello che già c’era nell’immaginario di Spielberg. Nessun multiverso né motion capture e CGI allo stato dell’arte. Zero riprese aeree o lunghe sequenze satiriche di vomito. In questa corsa agli Oscar potrebbe rallentare le possibilità di vittoria del premio a miglior film. 

Perché la Hollywood di oggi predilige i successi nazional popolari con una certa attenzione alla rappresentanza (Everything Everywhere all at Once è la perfetta intersezione tra moda, arthouse e strizzate d’occhio). Chi vuole pensare male potrebbe dire che l’accento è posto su questo per recuperare il contatto con un’audience sempre più disinteressata al maggiore premio cinematografico. Non basterà.

L’ultimo film che aveva saputo incrociare così il gusto di pubblici più e meno esperti era stato La La Land. E tutti ricordiamo come è andata a finire. Certo è che la vetrina degli Oscar 2023 in questo caso potrebbe assolvere realmente a uno dei suoi tanti compiti per cui è stata istituita. Ridare una nuova vita, e un battage mediatico, alle opere meritevoli e meno in vista. The Fabelmans è stato un pesante insuccesso in patria, in Italia è stato sostenuto da un buon passaparola. I motivi, in questo caso, sono molteplici e strettamente contingenti. Il mercato non premia più opere che prima della pandemia avrebbero avuto un grande richiamo. Chissà che sia proprio l’Academy a concedergli una seconda possibilità e a invertire questa tendenza?

The Fabelmans Paul Dano

Non è la prima volta che Spielberg racconta la sua storia

La storia di Spielberg la conosce meglio chi si è visto tutti i suoi film rispetto a chi si è visto solo The Fabelmans. Ve ne avevamo parlato qui. Dentro Incontri ravvicinati del terzo tipo, E.T, La guerra dei mondi (e non solo) c’è un’analisi del rapporto con il padre ancora più sincera. In fondo, i Fabelmans, sono una famiglia di finzione usata dal regista proprio per guadagnare la giusta distanza. 

Immaginatevi di vederlo accanto a una persona che non sa nulla della vita da cui è tratto. Arriverà ignara fino all’ultima inquadratura dove, con un arguto movimento di macchina, Spielberg stesso ci dice “ehi, sto guardando il film insieme a voi. Se non l’avevate capito, quello sono io!”. Un delicato equilibrio tra troppo vicino e troppo lontano che solo i più grandi sanno ottenere.

L’emozione sul set, ricreato con precisione per coincidere con i luoghi della sua infanzia, è stata molta. Si racconta che più volte sia capitato al regista di chiamare il cut con gli occhi lucidi per l’emozione. È stato supportato dalle sorelle e dal cast in quella che lui stesso ha definito “il viaggio della vita. Letteralmente”. 

Cosa resterà di The Fabelmans dopo gli Oscar 2023?

Sia che vinca o che, ingiustamente, venga snobbato, The Fabelmans resterà a lungo come il nuovo standard dei film autobiografici. Altra nota di merito: oramai la magia del cinema catturata sul grande schermo è diventato il peggior cliché del cinema stesso. Non se ne può più delle zuccherose inquadrature di personaggi che guardano con aria estatica un film che noi non vediamo. Praticamente la Spielberg face applicata allo spettatore. Con The Fabelmans abbiamo avuto conferma che proprio di questo si tratta, il guardare qualcosa di meraviglioso che avviene fuori campo è l’essenza del cinema stesso.

Incredibile che, dopo centinaia di “nuovi cinema paradiso”, si sia arrivati alla fine del 2022 riuscendo a riempire ancora di significato questa inquadratura. Quando la fa Spielberg si chiude un cerchio poetico perfetto.

Per gli amanti dello studio sulla natura del film c’è tanto da dibattere. Basta la scena di apertura in cui il piccolo Sammy viene tirato per la giacchetta dai due genitori che vogliono prepararlo a quello che vedrà in sala. Uno, il padre, gli spiega per filo e per segno il funzionamento tecnico, la tecnologia che permette l’illusione; la madre sintetizza così: i film sono sogni.

È una distinzione semplicissima, tra oggetto e soggetto, che però convive dentro The Fabelmans in perfetto equilibrio. Che la cinepresa sia poi una lente di verità e al contempo un modo per tenere uniti nella propria interiorità sia il papà che la mamma è solo una delle tante finezze di questo incredibile candidato agli Oscar 2023.

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L’articolo è stato editato per ragioni di chiarezza.

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