Anche se in passato Nicolas Winding Refn ha collaborato con streamer come Netflix (per Copenhagen Cowboy) o Prime Video (per Too Old to Die Young) e ha affermato che il sistema Hollywood si trovava in crisi (ECCO TUTTI I DETTAGLI), dal Festival di Venezia l’acclamato regista ha lanciato un vero e proprio j’accuse contro le aziende del “cinema a casa”.

Riferendosi agli streamer Nicolas Winding Refn dice, nel corso di una masterclass, che contribuiscono a creare qualcosa che:

È incredibilmente triste e spaventoso perché l’arte è essenzialmente l’unica cosa, oltre al sesso, all’acqua e alla felicità, che ci fa esistere. Gli streamer sono pieni e marci di soldi e cocaina.

Il regista, riflettendo sulle sue vecchie considerazioni circa la crisi del cinema, aggiunge che anche il pubblico deve lottare per la sacralità dell’arte cinematografica spiegando che non dobbiamo arrenderci all’intelligenza artificiale (uno dei motivi per cui sceneggiatori e attori stanno scioperando):

Anche se l’avevo dichiarato morto qualche anno fa, ora è diventato qualcosa per cui dobbiamo lottare. I film in sala fanno parte di ciò che ci rende umani e ci fa vivere l’esperienza della creatività. L’IA non è un artista. L’IA è un prodotto.

Infine, parlando del suo rapporto col cinema, racconta:

Siamo il prodotto della nostra educazione (…), io sono cresciuto a New York. Mia madre e il mio patrigno erano socialisti scandinavi che odiavano i film violenti americani. Avevo inevitabilmente un atteggiamento ribelle rispetto alle posizioni dei miei e ovviamente un film come Suspiria ebbe un enorme impatto su di me. Ricordo di averlo visto credo con mia madre perché era molto curiosa di vedere cosa stavo guardando, ed era sconvolta, il che lo ha reso ancora migliore.

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FONTE: Variety

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