Nella miniserie Arnold, da poco uscita su Netflix e che è di fatto la drammatizzazione televisiva del suo ultimo libro Renditi utile (edito in Italia da Longanesi), l’ex governatore della California ed eterno Terminator ripercorre la sua intera carriera, con qualche commovente sosta in luoghi dimenticati dal grande pubblico ma molto cari a chi lo segue dagli esordi – in particolare il momento dedicato a Franco Columbu. Arnold parla di governare la California e di scandali sessuali, di figli e figliastri, di successi e flop; e ovviamente parla anche di un tema che accompagnò Schwarzenegger per gran parte della sua carriera, e fece lo stesso per un altro attore che recitava più o meno negli stessi film e diventò molto in fretta il suo più grande rivale. Stiamo parlando, ovviamente, della faida Schwarzenegger vs Stallone, o Stallone vs Schwarzenegger, bisognerebbe chiedere ai due quale versione preferiscono, ma probabilmente si metterebbero a bisticciare e non ne caveremmo un ragno dal buco.

I due sono tornati di recente a parlare della questione, e questa volta insieme, in un’intervista doppia al Graham Norton Show [qui ci andrebbe link a news che non trovo ancora]. E visto che ormai è ufficiale che la faida tra loro è chiusa e si è trasformata in amicizia, abbiamo pensato che fosse l’occasione giusta per ricapitolare tutto quello che è successo tra Stallone e Schwarzenegger a partire da quel fatidico 29 gennaio 1977. Ecco a voi: Sly e Schwarzy nemiciamici.

Stallone Schwa

Com’è cominciata io non lo so la faida infinita con te

Non è vero, ormai lo sappiamo benissimo com’è cominciata: il 29 gennaio1977, durante la serata di gala per l’assegnazione dei 34esimi Golden Globes, Schwarzenegger e Stallone vennero fatti sedere allo stesso tavolo. Il primo era nominato come Esordiente dell’anno per Il gigante della strada, il suo primo ruolo non muto. Il secondo portava invece Rocky, che qualche mese dopo avrebbe trionfato agli Oscar, ma che quella sera vinse solo un premio dei sei per cui era candidato. Stallone ha raccontato più volte come Schwarzenegger avesse passato la serata a prenderlo in giro dopo ogni sconfitta, al punto che quando Rocky ricevette finalmente un riconoscimento Sly lanciò un mazzo di fiori in faccia al futuro governatore della California, dando di fatto il via alla saga.

Schwarzenegger vs Stallone: radici

Quello dei Globes fu l’episodio scatenante, ma la faida tra i due era forse inevitabile anche a prescindere dal singolo evento: entrambi erano iper-competitivi, entrambi puntavano sul proprio corpo per definire il proprio personaggio, entrambi sembravano costruiti apposta per l’action muscolare che negli anni Ottanta conobbe la sua esplosione, ed entrambi volevano essere i migliori nel loro campo. E ciascuno a modo proprio, tra l’altro. Schwarzenegger era un robot venuto dall’Austria, uno che fin da piccolo era cresciuto con obiettivi precisi in testa e aveva sacrificato ogni cosa pur di raggiungerli; un vincente, che aveva deciso che sarebbe diventato Mr. Universo e ci era riuscito nel giro di pochi anni, che aveva scelto di diventare attore e non aveva faticato a trovare ruoli…

Rocky

Al contrario Stallone era l’emblema del perdente, che con gli anni si trasformerà in un più classico “perdente di successo” ma che non perderà mai le sue radici umili e metaforicamente operaie, le notti passate a dormire in macchina e a lavorare alla sua prima sceneggiatura, i rifiuti, la voglia di mollare tutto e darsi al curling. Schwarzenegger vinceva (sui palchi, sul grande schermo, nella vita) perché non poteva fare altro, perché era programmato così; Stallone vinceva nonostante tutto, spesso cadeva, sempre si rialzava. Film dopo film, i due riuscirono nell’impresa di portare in due direzioni molto differenti il modello standard di “eroe action” che era stato loro cucito addosso in virtù del loro fisico, della loro faccia e del loro carisma.

Quello che vogliamo dire è che Stallone e Schwarzenegger svilupparono una rivalità così accesa, al punto da affermare “anche i nostri DNA si odiavano”, perché entrambi volevano sedere su un trono, nelle vicinanze del quale erano però arrivati da direzioni molto diverse, opposte e anche incompatibili, da un certo punto di vista – è quello che lo stesso Stallone ha, molto di recente, efficacemente sintetizzato dicendo “Era superiore. Aveva tutto quello che serviva. Aveva il corpo. Aveva la forza. Era questo il suo personaggio. Io invece dovevo prendermi sempre un sacco di botte, mentre Arnold non si faceva molto male. Gli dicevo ‘Arnold, potresti andare a combattere contro un drago e tornare al massimo con un cerottino’”.

Conan

Sì ma “faida” in che senso?

Non c’è abbastanza tempo per ricordare ogni singolo episodio della guerra infinita tra Schwarzenegger e Stallone. Che si combatté prima di tutto a mezzo stampa, con dichiarazioni incrociate, insulti, punzecchiature e pure gossip: ci andò di mezzo per esempio la povera Brigitte Nielsen, che nel 1985 frequentò per qualche tempo Schwarzenegger prima di mollarlo e sposarsi con Stallone – e divorziare appena due anni dopo. E si combatté anche a livello produttivo, perché entrambi, con il passare degli anni e il gonfiarsi dei portafogli loro e dei loro produttori, acquisirono sempre più influenza sui loro personaggi, e pure sulla scrittura dei film che li vedevano protagonisti.

E quindi ogni nuovo film era un’occasione per provare a fare meglio del rivale. Schwarzenegger usa una pistola? Stallone passa al fucile, e Schwarzenegger risponde con… qualsiasi cosa sia che ha sulla spalla in Commando. Schwarzenegger fa una strage? Stallone la fa più grossa. Esplosioni? C’è sempre modo di infilarcene una in più di quante ce ne fossero nell’ultimo film del rivale. La faida prese anche una brutta piega quando si spostò sul piano personale, con la voce (poi smentita) che voleva che il padre di Schwarzenegger fosse un nazista che lavorava nei campii di concentramento, e che lo stesso Arnie fosse segretamente un nazista.

Stallone fermati

Fermati o sbagli film

La lotta senza quartiere per la supremazia nel genere (e a Hollywood in generale) ci regalò una valanga di classici, ma arrivò anche a filtrare nelle sceneggiature stesse dei nuovi film dei due, in un curioso cortocircuito tra realtà e finzione. In I gemelli, per esempio, Schwarzenegger fa una battuta derisoria su Stallone e Rambo; per tutta risposta, in Tango e Cash Stallone volle a tutti i costi un attore sosia di Schwarzenegger da picchiare in una scena. L’apice però è la famigerata vicenda di Fermati, o mamma spara, nel quale Stallone finì invischiato proprio per colpa di Schwarzenegger: vi abbiamo raccontato la vicenda qui e qui.

Com’è finita invece lo so?

Sì, lo sappiamo, l’ha raccontato Stallone qualche anno fa: è tutto merito del Planet Hollywood, l’arcinota catena di ristoranti della quale i due diventarono soci alla fine degli anni Novanta. Questo li portò a compiere una serie di viaggi fianco a fianco, e in generale a passare, volenti o nolenti, tanto tempo insieme: scoprirono così di non odiarsi, diventarono amici, Stallone donò soldi alla campagna presidenziale di Schwarzenegger, e per sancire ufficialmente la fine delle ostilità cominciarono anche a fare film insieme – tra cui Escape Plan, quello che qui avevamo ribattezzato “il vero Expendables” e il primo, vero buddy movie con i due ex rivali.

Expy

Ma alla fine chi ha vinto?

“Nessuno” oppure “l’amicizia” o se preferite “la loro rivalità li ha spinti costantemente a migliorarsi tipo Messi vs Cristiano Ronaldo e quindi ha vinto il cinema e in ultima analisi abbiamo vinto tutti noi”. La verità è che hanno vinto entrambi, ciascuno a modo suo. Schwarzenegger il cyborg vincente ha, nella sua vita, platinato il body building, poi platinato il cinema, poi è andato a un passo dal platinare anche la politica, fermato solo dall’impossibilità di diventare Presidente degli Stati Uniti d’America. Oggi insegna la vita a chiunque voglia ascoltarlo, e c’è veramente tanta gente che vuole ascoltarlo: il suo ultimo consiglio esistenziale si riassume in “Renditi utile”, che se ci pensate è un ottimo consiglio.

Stallone l’uomo comune invece, il perdente di successo, non ha mai smesso di essere anche un autore oltre che un attore, di portare avanti film dopo film un discorso filosofico sul senso della vita o giù di lì. Ha fatto meno soldi, e a un certo punto era senza dubbio il meno famoso e influente dei due; ma ha pazientato, è tornato alla carica, ci ha regalato dei Rambo crepuscolari e Creed, e soprattutto non ha mai smesso di provarci. A fare cosa? In generale, provarci: è il riassunto migliore che si possa fare dell’intera sua carriera, il suo vero consiglio esistenziale, e se ci pensate è un ottimo consiglio.

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